Se c'è una cosa che ho capito in un anno di "progettazione mentale" (come la chiamo io) è che ogni scrittore crea per sè il proprio metodo di scrittura e ideazione. E' come se un cavaliere si forgiasse la spada da solo: la sua spada avrebbe tutti i sacri crismi, sarebbe adatta a lui e lui solo. Ecco, ogni scrittore forgia la sua spada. Forse la metafora è un po' forzata, perchè in realtà lo scrittore ha già una moltitudine di armi a propria disposizione: artifici retorici, tecniche di narrazione, ampia scelta di punti vista, ecc.; più esattamente, ciò che egli veramente crea è il proprio modo di servirsene. Comunque, il fatto è che ho capito che non esistono trucchi del mestiere validi per tutti nè asserzioni universali in fatto di metodi di scrittura.
L'ho capito perchè l'ho vissuto sulla mia pelle: dopo un'esperienza di non-metodo, dove mi sono gettata a briglie sciolte sul foglio bianco (quel che nè è risultato era carta straccia), ho capito che dovevo autodisciplinarmi. Devo dire che non è stato facile: non per la disciplina, giacchè io sono una persona ossessivamente ordinata e schematica; semmai per il fatto che dovermi fermare, mettere punto e a capo per iniziare a porre delle solide basi al mio lavoro, mi scoraggiava: avevo il timore (e ce l'ho tutt'ora) che quando avessi finito di "pianificare" (magari prima di raggiungere gli enta... e ora ne ho venti) e mi fossi trovata davanti al famoso foglio bianco, ecco, mi sarei scoperta improvvisamente e tragicamente incapace, spenta nella mia passione creativa.
Qualche giorno fa, invece, è successo qualcosa che mi ha dato nuove speranze: stanca di schizzare mappe, ideare nomi, calendari e sistemi monetari del mio mondo fantastico, ho iniziato a stilare una scaletta di capitoli del primo libro del mio progetto fantasy (che per ora ne comprende quattro). Beh, in un paio d'ore sono arrivata al capitolo quindicesimo: direi un buonissimo risultato; se non altro perchè d'un tratto i buchi neri della mia mente si sono illuminati, e i punti dai quali la mia trama perdeva acqua si sono meravigliosamente tappati. Tutto veniva a combaciare, infine. Questo cosa può voler dire? Vediamo:
a) Il mio genio creativo è sbocciato e d'ora in poi sarà tutto un climax ascendente che si concluderà con la stesura di un romanzo fantasy degno di reggere il confronto con la buon'anima di Tolkien;
b) Non sono una cerebrolesa e dunque sono riuscita a stendere una parte di trama decente come vi riuscirebbe un qualsiasi bambino di quinta elementare;
c) Se continuo così forse ho qualche possibilità di riuscire a ideare e scrivere un romanzo che valga la pena di essere letto.
Scartando gli estremismi, propenderei per l'ultima ipotesi... giusto perchè in tutto il resto delle cose della vita adotto sempre un atteggiamento fortemente pessimista (per non dire nichilista).
Staremo a vedere, magari un giorno potrò scorgere il mio nome in libreria e questo blog diverrà strafamoso...
L'ho capito perchè l'ho vissuto sulla mia pelle: dopo un'esperienza di non-metodo, dove mi sono gettata a briglie sciolte sul foglio bianco (quel che nè è risultato era carta straccia), ho capito che dovevo autodisciplinarmi. Devo dire che non è stato facile: non per la disciplina, giacchè io sono una persona ossessivamente ordinata e schematica; semmai per il fatto che dovermi fermare, mettere punto e a capo per iniziare a porre delle solide basi al mio lavoro, mi scoraggiava: avevo il timore (e ce l'ho tutt'ora) che quando avessi finito di "pianificare" (magari prima di raggiungere gli enta... e ora ne ho venti) e mi fossi trovata davanti al famoso foglio bianco, ecco, mi sarei scoperta improvvisamente e tragicamente incapace, spenta nella mia passione creativa.
Qualche giorno fa, invece, è successo qualcosa che mi ha dato nuove speranze: stanca di schizzare mappe, ideare nomi, calendari e sistemi monetari del mio mondo fantastico, ho iniziato a stilare una scaletta di capitoli del primo libro del mio progetto fantasy (che per ora ne comprende quattro). Beh, in un paio d'ore sono arrivata al capitolo quindicesimo: direi un buonissimo risultato; se non altro perchè d'un tratto i buchi neri della mia mente si sono illuminati, e i punti dai quali la mia trama perdeva acqua si sono meravigliosamente tappati. Tutto veniva a combaciare, infine. Questo cosa può voler dire? Vediamo:
a) Il mio genio creativo è sbocciato e d'ora in poi sarà tutto un climax ascendente che si concluderà con la stesura di un romanzo fantasy degno di reggere il confronto con la buon'anima di Tolkien;
b) Non sono una cerebrolesa e dunque sono riuscita a stendere una parte di trama decente come vi riuscirebbe un qualsiasi bambino di quinta elementare;
c) Se continuo così forse ho qualche possibilità di riuscire a ideare e scrivere un romanzo che valga la pena di essere letto.
Scartando gli estremismi, propenderei per l'ultima ipotesi... giusto perchè in tutto il resto delle cose della vita adotto sempre un atteggiamento fortemente pessimista (per non dire nichilista).
Staremo a vedere, magari un giorno potrò scorgere il mio nome in libreria e questo blog diverrà strafamoso...
Il sipario si chiude e in sottofondo parte una musichetta che fa:
"I sogni son desideri... di felicità...".
2 {COMMENTI}:
Bello questo tuo blog, lo aggiungo ai miei feed. :)
Per esperienza diretta, Nutza, ti incoraggio a continuare così e a non preoccuparti.
Mentre stavo scrivendo il mio primo romanzo, iniziai a capire d'abbisognare di un metodo, di schemi: c'erano troppe cose da controllare e io non volevo che nulla portasse a un'incoerenza interna. Così ho sviluppato il mio personalissimo metodo (già ampiamente descritto in "Un nuovo mondo"). Questo senza sapere di alcun metodo altrui: erano tempi in cui la Fantasy, in Italia, era relegata in un angolino buio e spopolato. Ciò non per dire che sono stato bravo, ma che è spesso naturale sentire l'esigenza di organizzarsi e di agire di conseguenza, anche se niente te lo suggerisce (poi ci sono i Stephen King, che preferiscono farsi un mazzo tanto in revisione: siamo agli antipodi, come scrittori).
Anch'io temevo di incartarmi, di perdere la passione dopo averla incanalata tutta nell'ideazione, anziché nella prima stesura. Così non fu, anzi!
Dopo l'ideazione metodica, la sensazione che la prima stesura ti regala è sicuramente diversa dalla prima stesura senza la benché minima pianificazione. Lo vivrai e capirai. Ma, e questo è il bello, non è peggiore, soltanto diversa. Il fatto di avere molte cose "pronte", decise, ti dà la possibilità di concentrarti su altre, magari più sottili. Oltre tutto non è affatto vero che l'ideazione finisce quando s'inizia la prima stesura. Continua, ma si fa più approfondita, più dettagliata. Ad esempio, non c'è posto che si idei che non acquisti spessore durante la sua descrizione narrata. E' come se l'avessi visto in fotografia (ideazione), ma esserci è diverso (stesura).
La vera difficoltà, che si supera soltanto con la pratica, è quella di tarare il metodo su se stessi: deve aiutare e migliorare la coerenza interna, non castrare l'estro o complicare l'approccio alla stesura. In questo senso mi sono ritrovato spesso a rivedere alcuni "passi" del mio metodo (che dev'essere duttile, non rigido, altrimenti sì che diventa un ostacolo).
Insomma, secondo il mio modesto punto di vista, sei sulla strada giusta. E mi sembra anche che padroneggi la lingua italiana a sufficienza per cimentarti con un romanzo. Ti seguirò.
Grazie per il blog, mi sento onorata :-)
Il tuo incoraggiamento giunge in un momento in cui ne avevo bisogno. Quando si è inesperti è fondamentale trovare consensi intorno a sè, per capire se, appunto, si è sulla strada giusta. Anche perchè questa strada non è per nulla facile; e sarebbe tutta gran fatica sprecata se poi si rivelasse quella sbagliata. Nel mio cuore spero vivamente che, com'è accaduto a te, non subirò il "blocco da foglio bianco"... dopotutto è da un anno che non scrivo (nel senso di scrittura narrativa, perchè invece di appunti ne ho scritti un'infinità e continuerò ancora finchè non mi sentirò pronta per "il grande passo") e se da un lato è probabile che nel frattempo la mia verve narrativa si sia arruginita, dall'altro quando si sta "lontani" da qualcosa che si ama il desiderio di riavvicinarsi cresce ogni giorno di più. Spero di tornare al foglio bianco con una grinta rinnovata.
Grazie ancora per il commento!
Posta un commento