venerdì 18 luglio 2008

Del Buon mercato e della Cattiva realtà

Questa riflessione nasce da un post di Andrea D'Angelo (click!).


Beh, di pietà a buon mercato (formula azzeccata) ne abbiamo davvero piene le tasche!

Il realismo è proprio ciò che cerco nella lettura e ciò che ambisco a rendere in quello che scrivo. Se c'è una cosa che odio è il buonismo gratuito e i facili moralismi: smettiamola con questi personaggi tutti d'un pezzo, che sanno sempre cosa fare e quando farlo, che salvano il mondo invece di sprofondare un po' con esso!
Nel doppio della vita che è il mondo del teatro, ad esempio, è accaduto proprio che a un certo punto il mito dell'eroe classico "senza macchia" è crollato, svelando un'anima lacerata e divisa. Questo è l'uomo! Eterna contraddizione, lotta con sè e col mondo. Mai equilibrio, mai pace, mai sosta; ma sempre movimento e guerra.
Lo stesso fenomeno è accaduto nella letteratura contemporanea (pensiamo alla lezione del maestro Pirandello... noi siamo al contempo Uno, Nessuno e Centomila); ma pare che raggiungere anche le lontane spiagge deserte dei romanzi fantasy sia un viaggio troppo lungo e faticoso. Così ci appioppano ancora eroi epici... Non vorrei assumere toni "profetici", ma io penso sempre più che c'è tanto male al mondo, e soprattutto dentro di noi: non ci sono santi sulla terra (forse neanche in cielo, e scusate la blasfemia). I rapporti umani si muovono spesso attraverso dinamiche d'odio, invidia, orgoglio, sopraffazione. Soprattutto con chi ci sta vicino, coi nostri simili. Ecco, per me un buon libro è quello che fotografa questa realtà (che poi è per me l'unica vera). Diffido spesso dalla gente, non vedo perchè dovrei fidarmi di belle morali ficcate nei libri per il buon mercato.

1 {COMMENTI}:

Alessandro "Okamis" Canella ha detto...

Sono pienamente d'accordo con te, Nutza. Neppure al sottoscritto l'eroe alla Chuck Norris, quello che non deve chiedere mai, che non ha mai un esitazione, è mai piaciuto. Anche quando scrivo, mi piace creare personaggi tormentati, dai caratteri forti, in alcuni casi quasi estremi, stando però sempre attento a non cadere nella caricatura (se poi ci riesca o meno, quello è tutto un altro discorso ;-). La letteratura, anche quella di ambito fantastico, deve pur sempre mantenere un punto di contatto con la realtà, a partire proprio dai personaggi. Ridurli a cloni perfetti gli uni degli altri, a dirla in maniera brutale, mi disgusta.